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L’ artista tedesca Alina Frieske crea collage in cui centinaia di frammenti presi da varie fotografie vengono assemblati in nuove immagini, come fossero pezzi di diversi puzzle, mescolati ed abbinati in un unico tableau. Si tratta di un corpus di lavori che ci rimanda al mondo digitale nella forma, ma nella pratica ammicca alla tradizione pittorica. 

 

Fortemente influenzata dal libro “La vita, istruzioni per l’uso” di Georges Perec, il suo lavoro esplora il concetto di molteplicità con uno sguardo intimo e un attenzione particolare per il quotidiano.  Nelle sue opere predilige soggeti domestici e familiari, complice il fatto che il materiale di partenza con cui vengono costruiti i suoi collage provenga da fotografie quotidiane caricate da utenti su piattaforme di condivisione online e social network. Le immagini combinate tra loro, finiscono per mimetizzarsi nella loro reciproca imitazione. L’artista si interroga: Quali figure rimangono riconoscibili e quali si perdono nella moltitudine del web? 

 

Il lavoro di Alina Frieske esplora i confini tra individuo e massa, tra elementi figurativi ed illusione.  Attraverso queste composizioni l’artista tira le fila della nostra percezione su più livelli, lasciando lo spettatore incerto sull’oggetto del suo sguardo.

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Presentata per la prima volta lo scorso luglio presso il festival Images Gibellina, l’installazione site specific Abglanz - The house of cards, immagina il lavoro della giovane artista Tedesca come una costruzione di carte di carta che si snoda nell’immenso Sistema delle Piazze dell’iconica città Siciliana di Gibellina.

 

“Abglanz” che in tedesco significa riflesso o eco distante è il titolo della recente serie dell’artista, già presentata in mostra da Twenty14 lo scorso febbraio a Milano. 

 

La forma installativa offre la possibilità di ripensare la fruizione del lavoro e di sottolineare due aspetti fondamentali della pratica dell’artista: il concetto di molteplicità e l’atto di ricomporre frammenti fotografie in nuove immagini. L’idea della struttura prende ispirazione da “House of Cards” il puzzle game creato da Charles e Ray Eames nel 1950.  La casa di carte dei fratelli Eames è un giocattolo diversamente creativo rivolto sia a bambini che ad adulti in linea con la filosofia dei due designers:  “Toys are not really as innocent as they look. Toys and games are preludes to serious ideas.”

 

L’installazione è pensata per stimolare l’attenzione e l’ immaginazione del pubblico attraverso un esplorazione ludica. I visitatori possono osservare le varie immagini da diverse prospettive muovendosi a distanza ravvicinata e intorno alla struttura, scoprendo dettagli e connessioni tra le varie tessere del puzzle 3d.

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